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La potatura

La potatura

Questa operazione, di cui si trascura molto spesso l’importanza, è indispensabile anche se richiede molta manodopera e quindi diventa onerosa per l’azienda. Essa incide sulle spese di gestione dell’oliveto per il 10-15 % (A.Tombesi; 2002). Le esperienze condotte tra il 1941 e il 1954 e successivamente tra il 1955 e 1963 (Morettini, 1955 1964) sono ancora attuali come confermato da recenti studi del Cantini nel 1998. Dai risultati ottenuti si evidenzia quanto segue: non incrementa la produttività degli olivi; non modifica la naturale alternanza; deprime lo sviluppo vegetativo degli alberi e non aumenta la resa in olio. Però essa è indispensabile per effettuare la meccanizzazione della raccolta. Inoltre migliora l’aerazione della chioma; limita gli attacchi di patogeni soprattutto fungini; rende più facile la distribuzione degli antiparassitari con minor quantità di principio attivo. Lo scopo fondamentale della potatura è quello di mantenere un corretto equilibrio tra attività vegetativa e produttiva della pianta. Tale equilibrio varia in relazione con lo sviluppo vegetativo annuale, con l’età della pianta e della cultivar. Durante la fase di allevamento la potatura deve essere ridotta al minimo per promuovere il massimo sviluppo vegetativo; si dovrebbero eseguire solo limitati interventi per controllare le ramificazioni laterali del tronco, tenendo presente che l’olivo è basitono. Con la potatura si cerca di esporre la massima superficie fogliare alla luce per incrementare la produzione di assimilati destinati per lo sviluppo dei germogli, la formazione dei fiori e la produzione dei frutti. Le operazioni di potatura comprendono:

  • il raccorciamento o soppressione delle branche o dei rami: l’operazione risulta efficace soprattutto in quelle porzioni esaurite o che limitano di molto l’intercettazione della luce ai rami sottostanti;
  • l’inclinazione dei germogli vigorosi alla base del ramo o della branca cui fa riscontro una cima indebolita che è portata verso la fruttificazione;
  • l’anulazione dei rami utile per favorire la differenziazione a fiore delle gemme, l’allegagione e lo sviluppo dei frutti;
  • la cimatura importante per la formazione di rami anticipati e per sollecitare la formazione di branche laterali utili per la costituzione dello scheletro dell’albero;
  • la slupatura che consiste nell’asportazione del legno deteriorato dalla carie prodotta dai funghi insediati sia nel tronco che nella ceppaia.

Nell’olivo sono presenti gemme latenti su tronco, branche e rami, esse schiudono a seguito della potatura o di traumi provocati della rottura di una porzione di essi. Le gemme latenti sono anche molto utili per il ringiovanimento della pianta o, in caso di gelate, per il ripristino funzionale dell’albero. Infatti la pianta anche se totalmente capitozzata tende al ricaccio di nuovi germogli.

Forme d’allevamento.

La scelta della forma d’allevamento più appropriata deve essere fatta in base alla cultivar, al grado di meccanizzazione dell’azienda. La millenaria coltivazione di questa pianta ha reso possibile la più ampia sperimentazione delle forme di allevamento: tuttavia più le forme di allevamento si allontanano dal modello naturale di vegetazione, meno sono efficienti, in quanto sono necessari interventi di potatura costanti e severi che riducono le potenzialità produttive della pianta. Di seguito vengono descritte le più utilizzate.

Vaso policono. È una forma espansa che mantiene funzionale la zona basale della chioma e consente ogni tipo di raccolta e di trattamento all’interno di essa. L’ambiente stesso, molto aerato, è meno recettivo ad alcune tra le più diffuse malattie fungine e batteriche. Per ottenere questa forma, in genere, si fa la cimatura in vivaio all’altezza desiderata (in genere 1,20 m.); da questo punto si svilupperanno dei nuovi germogli. In seguito se ne scelgono 3 o 4 che diventeranno le branche principali. Lo stesso risultato si può ottenere evitando interventi cesori; con legature al tutore del germoglio principale e conseguente sviluppo di germogli laterali che opportunamente selezionati in base alla loro disposizione e vigoria diventeranno le branche. Rimane una forma consigliata per le aziende che intendano usare agevolatori per la raccolta e per sesti d’impianto di 5m x 5m.

Monocono. È una forma a sviluppo prevalentemente verticale; adatta soprattutto per impianti intensivi e altamente meccanizzati. Esperienze fatte da Sillari nel 2001 hanno confermato l’alto grado di meccanizzazione ottenibile con questa forma. Non occorre molta manodopera per la potatura in quanto si asseconda la naturale crescita dell’olivo in altezza. Questa forma è utile per diminuire i tempi di entrata in produzione, ma crea dei problemi quando gli impianti sono vecchi in quanto la produzione si sposta sempre più verso l’alto e rende difficoltosa la raccolta.

Questa difficoltà si manifesta in impianti con densità elevata e con cultivar vigorose in quanto interviene la naturale competizione tra le chiome.

Vaso cespugliato. Forma espansa, che può essere paragonata ad un vaso policono ma con tronco limitato. Ha gli stessi vantaggi descritti per il policono; in più si ha maggiore facilità di raccolta per il limitato sviluppo in altezza. Un problema di questa forma è dato dall’ombreggiamento della parte basale e dalla progressiva perdita di funzionalità della vegetazione.